La messa in scena
Via Gradoli è sicuramente al centro dell'ipotesi dietrologica sul rapimento e la morte di Aldo Moro. Su quella, strada nella zona nord di Roma, si concentrano molti dei cosiddetti "misteri del caso Moro".
A partire dalla mancata prima perquisizione, al biglietto fantasma, al ticchettio notturno per finire con la strana seduta spiritica dei professori bolognesi.
La prova regina, però, che rivelerebbe le ambiguità e gli st rani contatti delle B.R è il famoso allagamento che permise la scoperta del covo.
L’appartamento fu allagato apposta, come testimonia il caposquadra dei vigili del fuoco Giuseppe Leonardi: «Abbiamo trovato il rubinetto della doccia aperto a getto forte. Era appoggiato a una scopa che si trovava all’interno della vasca. Il getto era diretto verso la parete sulla vasca, verso le mattonelle sul bordo della vasca, che si trovano in corrispondenza del cordone della doccia. In quel punto si notava una piccola fessura nella quale con ogni probabilità l’acqua penetrava» Piombo Rosso, Giorgio Galli, Baldini e Castoldi, pag.113
Che la scoperta dell’abitazione di Moretti non fosse attribuibile a una pura casualità emerse dalle dichiarazioni rilasciate da Giuseppe Leonardi.(...)
La testimonianza del Leonardi è costante nel tempo, supportata dalle foto scattate nei rilievi tecnici e non ha contraddittori, e ciò induce realisticamente a interpretare l’allagamento dell’appartamento non come un casuale accidente ma come risultato di un piccolo e accurato intervento: dunque venne architettato un artificio che causò la scoperta del covo. Il delitto Moro, Francesco M. Biscione, Editori Riuniti, pag. 223
Nessuna persona di buon senso può ragionevolmente pensare che una doccia a telefono sostenuta da una scopa e aperta a tutta forza sia frutto di dimenticanza o fatalità. La combinazione scopa-doccia-forte getto d'acqua sulla fessure delle piastrelle è il dato inoppugnabile constatato dal capo squadra dei vigili del fuoco e dall'idraulico. A volere quella combinazione deve essere stato uno che disponeva delle chiavi dell'appartamento. La tela del ragno, Sergio Flamigni, Edizioni Associate, pag. 186
Gli autori danno tutti per scontato che la scoperta del covo, dovuta all'infiltrazione, sia un fatto voluto, una messinscena, per far scoprire in modo indolore il covo di Via Gradoli ed inviare alle B.R. un messaggio cifrato.
Su cosa si basa tale certezza? Il tutto verte sulla dichiarazione del caposquadra del vigili Giuseppe Leonardi ed in particolare dello strano posizionamento della doccia su una scopa.
Le dichiarazioni di Leonardi
Non c'è dubbio che il personaggio intorno a cui ruota tutta la vicenda sia Giuseppe Leonardi, ovvero colui che è intervenuto, vedendo la posizione del rubinetto, che lo ha chiuso e rimesso al suo posto. Ricostruiamo quindi le sue dichiarazioni.
Dopo l'intervento e la scoperta del covo, Leonardi è impegnato in un vero tour de force. Tra 18 e il 19 aprile ricostruisce per ben 3 volte i fatti.
Inizia compilando il verbale in cui viene specificato l'intervento. Alla voce probabili cause scrive Dimenticanza chiusura rubinetto della doccia del bagno. Nel campo successivo "provvedimenti adottati scrive: Si provvedeva alla chiusura del rubinetto della vasca da bagno.
Il verbale redatto da Giuseppe Leonardi il 18 Aprile 1978 relativo all'intervento in via Gradoli.
Essendo l'intervento alla base della scoperta della base brigatista ed il modulo di routine troppo sintetico, viene integrato da un più dettagliato verbale indirizzato al Comandante dei vigili. Relativamente alla doccia scrive:
Il danno era semplicemente provocato dalla doccia, del tipo telefono rimasta aperta e rivolta contro il muro che faceva infiltrare l’acqua da dietro la vasca da bagno lungo il muro danneggiando i solai sottostanti. Si eliminava il danno chiudendo il rubinetto erogatore. CM1 vol. 30, pag. 979
Il giorno successivo 19 aprile, Leonardi viene sentito dall'autorità giudiziaria e nel verbale redatto si riporta:
Quindi, previa forzamento della finestra siamo penetrati nell‘appartamento n. 11 ove ho constatato che il danno proveniva dal fatto che era stato lasciato aperto il rubinetto della doccia. Dopo averla chiusa stavamo per andare via quando su di un tavolino posto all'ingresso ho notato alcuni fogli dattiloscritti, con l'emblema delle B.R. Ibid, pag. 975
Per Leonardi, quindi, quello di via Gradoli è un intervento uguale a tanti altri dovuti alla dimenticanza. Della scopa in nessuna delle tre ricostruzioni c'è traccia. Ora Leonardi sa che quello scoperto è un covo delle Br, per giunta è in atto il sequestro Moro, ed ogni particolare può essere decisivo, e quindi avrà messo la massima attenzione nel ricostruire il fatto, eppure la scopa non c'è.
Compare la scopa
La "famosa" scopa appare solo sei mesi dopo, quando Leonardi nel corso dell'istruttoria viene ascoltato dal Giudice Priore:
Abbiamo trovato il rubinetto della doccia aperto con getto forte.
Esso era appoggiato su una scopa che si trovava nell’interno della vasca. Il getto dell’acqua era diretto verso la parete sulla vasca. CM1, vol. 42, pag. 216
Perché Leonardi si ricorda improvvisamente della scopa? Semplicemente perché gli vengono mostrate le foto. Infatti il verbale prosegue:
Prendo visione delle fotografie n° 171-172 del fascicolo dei rilievi tecnici sull’appartamento di Via Gradoli, n° 96; la scopa si trovava nella posizione in cui è rappresentata nelle fotografie. Ibid
Da notare che anche in questa occasione Leonardi si limita a rilevare la presenza della scopa ma non accenna minimamente ad una presunta partecipazione attiva nell'indirizzare il getto verso la fessura.
La necessità di posizionare la doccia sulla scopa per provocare l'allagamento è quindi una deduzione della stampa dietrologica che non trova, ne troverà mai, conferma nell'unico testimone della scena.
La testimonianza di Leonardi al processo Moro.
Ancora più chiara emerge la posizione di Leonardi quando viene chiamato a testimoniare nel corso del 1° processo Moro
LEONARDI. Siamo andati al bagno perché l'infiltrazione proveniva da li. Nel bagno c'era una doccia con il rubinetto aperto. La doccia era messa in modo che l'acqua andava verso il muro e vi si infiltrava.
PRESIDENTE. Questa doccia come era tenuta?
LEONARDI. Su un manico di scopa.
PRESIDENTE. Il rubinetto era aperto o guasto?
LEONARDI. Era aperto. Noi lo abbiamo chiuso.(...)
PRESIDENTE. Questo per noi ha una certa importanza. Lei ha trovato, quando è entrato, il rubinetto della doccia aperto. Questa doccia era trattenuta con un manico di scopa e l'acqua filtrava dal rubinetto della doccia attraverso una fessura del muro?
LEONARDI. Si.
PRESIDENTE. Lo scarico della vasca era aperto?
LEONARDI. Si.
PRESIDENTE. Ora le farò vedere le foto, sono i rilievi della Polizia. La mia domanda è semplice: se la doccia fosse rimasta in posizione normale avrebbe scaricato nella vasca? Non era otturato lo scarico?
LEONARDI. No, l'acqua defluiva.
PRESIDENTE. La particolarità era che invece di defluire nello scarico defluiva sul muro?
LEONARDI. Esatto.
PRESIDENTE. Nella vasca da bagno, di solito, la doccia è agganciata. Questo gancio c’era?
LEONARDI. La doccia, praticamente, era appoggiata su un manico di scopa messo di traverso dentro la vasca.
PRESIDENTE. Era possibile appenderla al muro, al posto suo?
LEONARDI. Certo.
PRESIDENTE. Queste sono le foto scattate dopo l’intervento della polizia. Questa è la vasca da bagno. Ci dica la posizione della doccia quando lei è entrato.
LEONARDI. La scopa stava di traverso e la doccia vi stava appoggiata sopra e dava verso il muro.
PRESIDENTE. Il buco sul muro era evidente?
LEONARDI. Si vedeva uno spacchetto .
PRESIDENTE. L’acqua aperta probabilmente avrebbe colato lo stesso?
LEONARDI. Si.
PRESIDENTE. Dunque lei dice che la doccia era appoggiata su una scopa che si trovava nella posizione descritta dalla fotografia a colori allegata agli atti del processo. L’acqua che usciva dalla doccia andava a sbattere contro il muro. Quello che si desidera sapere da lei è questo: l'acqua andava a colpire la fessura o scendeva sulla fessura?
LEONARDI. L'acqua andava sul muro e poi entrava nella fessura.
PRESIDENTE. Quindi, l'acqua scendendo sul muro si infiltrava in una fessura, tra le mattonelle, che era percepibile ad occhio nudo. Anche se la doccia fosse stata lasciata aperta e agganciata al sostegno, l'acqua, scendendo per il muro, si sarebbe infiltrata in quella fessura. E' questo che lei diceva?
LEONARDI. Si. CM1 vol.77, pag.643
Abbiamo riportato una gran parte della deposizione in cui si evince chiaramente che Leonardi non assegna alla scopa nessuna importanza strategica, anzi afferma che se invece che posizionata sulla scopa, la doccia fosse stata agganciata il risultato sarebbe stato identico
Prima di continuare occorre rilevare che le ricostruzioni giornalistiche esaminate riportano le dichiarazioni di Leonardi, dando grande risalto al particolare della scopa, tutte però omettono l'affermazione più importante del vigile, ovvero il fatto che l'allagamento si sarebbe verificato ugualmente anche se la doccia fosse stata regolarmente agganciata.
Una scelta cervellotica
Nelle sue deposizioni Leonardi ha affermato.
il getto d'acqua era diretto verso le mattonelle sul bordo della vasca da bagno, mattonelle che si trovavano in corrispondenza del cordone della doccia. In quel punto tra le mattonelle e il bordo della vasca si notava una piccola fessura nella quale con ogni probabilità l'acqua penetrava. Ibid.
E' quindi evidente, come si può notare dalla foto affianco, che bastava lasciare la doccia aperta e l'acqua sarebbe scesa verso la fessura. Perché posizionare la doccia sulla scopa in cui l'equilibrio era decisamente precario come ci dice lo stesso Leonardi?
PRESIDENTE. Come si reggeva la doccia senza girarsi con la pressione dell'acqua?
LEONARDI. Questo non lo so. Se ci provassi cento volte non ci riuscirei.
PRESIDENTE. Quindi lei non capisce come la doccia potesse reggersi in quella posizione. Era normale che si rovesciasse. Ibid.
Quindi non si capisce perché, l'ipotetica "manina" dei dietrologi, invece di lasciare la doccia aperta agganciata ben salda al muro, sicura che l'acqua avrebbe continuato a scendere verso la fessura, avrebbe optato per la scelta cervellotica di posizionare la doccia sulla scopa con il rischio che dopo pochi minuti questa si fosse spostata e, non colpendo più la fessura, avrebbe vanificato la messa in scena.
Alla fine di questa lunga disamina crediamo che si possa affermare che l'importanza data alla scopa ed al suo posizionamento sia principalmente un' invenzione dietrologica, basata sulla ripresa volutamente parziale delle dichiarazioni di Leonardi che, unico testimone, non ne ha mai avvalorato la funzione indispensabile nel provocare l'allagamento.
Certo rimane il fatto che il rubinetto della doccia fu trovato aperto. Se ciò fu dovuto ad una dimenticanza dei brigatisti o a qualche altro intervento questo non è dato sapere.